Armata Innocenza

Armata Innocenza, 2014, ricamo

Allora dille di cucire una bandiera rosso-bianca. Da questo momento questi sono i nostri colori.
[Ferenc Molnar, I ragazzi della via Pal]

Armata Innocenza è il titolo di un progetto che riunisce più lavori e serie, alcune come Bambini in armi iniziate nel 2002. E’ stato presentato con la cura di Manuela De Leonardis a Roma presso Interno 14 ad aprile 2014.

“Armata Innocenza nasce da un gioco di parole. L’artista parte dalla suggestione della definizione di “Beata Innocenza”, che da “beata” diventa “armata”, “perché è il doversi difendere da qualcosa che c’è tutt’intorno e che aggredisce l’infanzia, annientandone l’essenza poetica. Un cuore che unisce, cuce e rimanda a sentimenti innocenti. Un universo parallelo a quello degli adulti, il mondo dell’infanzia e della preadolescenza di cui Franco Cenci trova l’essenza in quel cuore ricamato. A generare il ritmo di Armata Innocenza – nel suo snodarsi con tempi e pause negli spazi di Interno 14 a Roma – non possono che essere pulsazioni.  L’idea delle pulsazioni in quanto espansioni ritmiche delle arterie può essere utile, quanto quella della frequenza temporale, come ideale metafora di questo viaggio. L’infanzia, il gioco, l’innocenza: i primi dieci anni della vita dell’individuo lo segneranno per sempre nel suo percorso esistenziale. L’artista indaga e riflette su queste tematiche, partendo dalle sue suggestioni personali, da ricordi che egli traduce con delicatezza e ironia. La fine dell’infanzia coincide con la scoperta che la vita non è un gioco. L’adulto che gioca, infatti, è consapevole della sua azione, mentre il bambino – pur dedicando al gioco buona parte della sua esistenza – ne è del tutto ignaro. Gioco e giocattolo sono i due elementi fondamentali – indissolubili – della storia dell’uomo, indispensabili alla crescita fisica, intellettuale e sociale del bambino. Anche il caso entra in queste dinamiche, determinando ora il gioco, ora il giocattolo. Un seme, un pezzo di carta, uno spago… un oggetto qualsiasi della quotidianità, ma anche il corpo stesso del bambino, possono trasformarsi in giocattolo, quindi in gioco.”
[Manuela De Leonardis, Armata Innocenza]

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